Banca Rotta: l’importante è “partecipare”?

L’Amministrazione bolognese adotta formule come “Immaginazione Civica” e “Innovazione Urbana”, nomi seduttivi per rinnovarsi (nell’immagine) e far sognare… mentre l’esperienza mostra un’altra storia.

Di Banca Rotta SRL – Spazio Relativamente Liberato


C’erano una volta un bando e una “banca rotta”. Il bando è quello che nel dicembre 2018 il Comune di Bologna indìce per l’assegnazione di un locale in via Fioravanti 12 (in Bolognina, nel complesso dell’ex mercato ortofrutticolo), precedentemente occupato da una banca. Nel bando – tecnicamente, un avviso pubblico – viene auspicata «la sperimentazione di forme mutualistiche e collaborative di vicinato proprio al fine di rispondere ai bisogni del quartiere, soprattutto in riferimento ai mutamenti urbani dell’area».
Banca Rotta è il nome del gruppo – composto da dodici realtà associative già attive nel territorio – che decide di partecipare all’avviso pubblico facendo leva sulla forza aggregativa e non competitiva; e che nella proposta presentata delinea la trasformazione di uno spazio abbandonato (l’ex banca) in bene comune per il quartiere, per reagire alla mancanza di luoghi di aggregazione pubblici e aperti in cui poter promuovere cultura, socialità e idee, uno spazio che chiunque possa utilizzare… La proposta piace e Banca Rotta si aggiudica il bando cum laude! Un matrimonio perfetto e… «vissero tutti felici e contenti»? Fine della storia? E invece no: le nozze erano coi fichi secchi.
I locali dell’ex banca sono piccoli, fuori norma, con un piano superiore e uno sotterraneo inagibili, costi di gestione insostenibili… nulla di quanto progettato può davvero realizzarsi in quelle condizioni, in primo luogo l’accessibilità per tutte le persone e dunque l’apertura dello spazio al quartiere. Ma Banca Rotta, forte del vivo apprezzamento per il progetto, confida nell’avvio di una seria “coprogettazione”, proprio per superare questi ostacoli strutturali e dare inizio il prima possibile alla sperimentazione richiesta nel bando.

«Beh... è ovvio che se quello spazio fosse stato in buone condizioni lo avremmo messo a valore, non certo dato a bando!»

Sia beata la sincerità che si respira al Settore Edilizia e Patrimonio, perché proprio questa fu la candida risposta. Ed è forse proprio in questa frase che si riassume tutta intera la politica del territorio di chi governa la città. Una politica socialmente fallimentare, una vera e propria bancarotta delle varie amministrazioni che si sono succedute negli anni: da un lato, progetti di speculazione e gentrificazione faraonici, con sperpero di milioni di euro pubblici in opere incompiute, inutili o ridondanti ma funzionali agli appetiti di pochi. Dall’altro, l’espulsione di abitanti e delle realtà sociali radicate in quartiere. In più, un bel fico secco a ogni esigenza collettiva espressa dal basso, in forme indipendenti e non compatibili con i progetti istituzionali, alla faccia delle verniciature “partecipative”. Esempi lampanti di un simile fallimento sono i tanti sgomberi di spazi sociali e occupazioni abitative, che hanno sempre più desertificato questa città dal punto di vista sociale e culturale e che rivelano quanto l’Amministrazione (che pur si ammanta dello slogan «Resistere è creare»!) sia veramente aperta allo sviluppo di una genuina attività mutualistica che metta in discussione questo sviluppo urbano basato sul mero profitto. È l’esito coerente di una (in)cultura politica che crea mille ostacoli a reali percorsi di partecipazione dal basso, mentre costruisce ponti d’oro agli interessi di gruppi privati (che poi, bisogna ricordarlo, falliscono a loro volta…).

Banca Rotta vuole costruire un libero spazio comunitario e di socialità, perché le parole “immaginazione” e “civica” le piacciono molto (ma le due, insieme, ora molto meno). E allora, perché mai infilarsi nella triste storia dell’immaginazione civica e dell’innovazione urbana, pur criticando la miseria dei locali messi a disposizione dal Comune? Per diverse ragioni che, dopo più di due anni, restano gli assi portanti del progetto (che, ricordiamolo, ha regolarmente vinto quel bando per via Fioravanti 12, con atto esecutivo dal 19/4/2019).

  • Banca Rotta ritiene giusto che lo spazio in via Fioravanti 12 sia reso agibile e a norma, così che tutte le abitanti del Navile e della città possano utilizzarlo. Lo spazio infatti deve essere di tutte e non solo delle associazioni e gruppi informali che lo hanno “vinto” con l’avviso pubblico. Perché questo spazio non è stato ancora reso disponibile?
  • Banca Rotta ha constatato direttamente come l’Amministrazione metta a bando solo spazi in condizioni misere, o per dimensioni minime o per carenze strutturali, mentre centinaia di beni di proprietà pubblica, anche grandi e in buone condizioni, da anni o addirittura da decenni rimangono inutilizzati. Perché il Comune non mette questi spazi a disposizione della collettività?
  • Banca Rotta ritiene giusto che vengano ridiscusse le forme di gestione degli spazi e degli immobili pubblici, che devono essere “ad uso civico” e considerati a tutti gli effetti dei “beni comuni”, perché al netto delle vuote dichiarazioni è necessaria una reale volontà politica di cambiamento. Banca Rotta chiede che si dia vita a un tavolo politico in cui associazioni, collettivi, gruppi della città discutano con l’Amministrazione sulla politica degli spazi pubblici della città in relazione alle esigenze sociali della cittadinanza, sugli spazi autogestiti e su quelli inutilizzati, così da restituirli alla cittadinanza in forme e modi diversi da quelli anacronistici fin ora obbligati dalle burocrazie. Perché si ha paura di coinvolgere davvero la collettività e di ascoltare i bisogni delle varie realtà associative?

Ma questa storia parla anche di una grave incoerenza istituzionale perfino rispetto alle stesse regole di una partecipazione farlocca, un gioco a carte truccate che l’Amministrazione ha imposto dall’inizio e Banca Rotta ha accettato di andare a vedere fino in fondo. Lo spazio è stato ufficialmente assegnato a Banca Rotta, a seguito di un regolare iter amministrativo (l’avviso pubblico) e quindi a termini di legge; ma il padrone di casa è improvvisamente scomparso con le chiavi. Nessuno ha ancora spiegato perché, dopo il passaggio formale dell’assegnazione dello spazio di via Fioravanti 12, e nel bel mezzo di un confronto per definire i dettagli del suo affidamento, dalla sera alla mattina il Comune sia letteralmente sparito; ben tre email (31 gennaio; 26 febbraio, 23 ottobre, posta certificata) inviate nel corso del 2020 sono rimaste senza alcuna risposta. Sarebbe anche una questione di educazione, volendo…
Intanto, nel silenzio imbarazzante dell’Immaginazione al potere, sono passati i mesi, è arrivato il Covid ed è naturale chiedersi cosa Banca Rotta avrebbe potuto fare per il quartiere in termini di mutuo sostegno sociale, se non ci fosse stata quell’ottusa – e finanche poco onorevole – fuga burocratica e politica. Ma tutto questo non può davvero stupire. Il destino degli spazi o beni pubblici a Bologna è sempre stato deciso totalmente dall’alto, senza un canale permanente e serio di consultazione/coprogettazione con le associazioni, i gruppi informali, i collettivi che a Bologna da anni producono cultura, socialità, mutuo aiuto, critica e partecipazione dal basso. Il Laboratorio Spazi, unico strumento previsto per la (teorica) compartecipazione alle decisioni, si è rivelato un misero diversivo privo di qualsiasi potere decisionale. La partecipazione si riduce alla retorica compiacente della «città con te», in realtà un tentativo di incanalare la socialità spontanea in percorsi falsamente orizzontali che conducono a un lieto fine solo se rispettano senza fiatare le compatibilità imposte a priori dall’alto, i compromessi al ribasso e le reciproche convenienze clientelari.
Conclusione? Banca Rotta ha toccato con mano la fuffa dell’innovazione urbana, dell’immaginazione civica e della partecipazione dal basso in questa città; ha attraversato in prima persona il paradosso per cui alla fame di spazi e socialità si risponde solo con le briciole. E alla fine, pur rispettando le regole, nemmeno quelle briciole. Evidentemente Banca Rotta non è più conveniente.

Per continuare a esistere come spazio politico, non disperdere il percorso di convergenza costruito tra diverse soggettività e rilanciare la rivendicazione del bisogno di spazi, a maggio 2021 esce The Banca Rotta, il giornale auto-prodotto che attraverso parole, immagini e diagrammi, racconta in modo esteso, analitico e accessibile una storia che altrimenti sembrerebbe una fiction, anzi… frutto dell’Immaginazione.

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